la crescita scomoda

La crescita scomoda e il cambiamento intenzionale, strumenti di  trasformazione.

La verità scomoda sulla crescita

Un percorso di crescita personale non si limita alla lettura di libri motivazionali, un breve corso, slogan patinati o frasi fatte da social. La verità è che la crescita autentica è tutt’altro ed è anche scomoda. Non è lineare, non è prevedibile, non è nemmeno sempre desiderata.

Crescere, nel senso più profondo del termine, significa prima di tutto mettersi in discussione, e questo comporta spesso disagio, dubbi, e una certa dose di destabilizzazione.
È un processo che ti invita a guardare dentro di te, oltre le abitudini consolidate, le convinzioni rassicuranti, i “sono fatto così” che usiamo come scudo.

Nel coaching diciamo spesso che la consapevolezza precede la scelta. Ma per diventare consapevoli, dobbiamo prima essere disposti a fermarci e a sentire davvero dove siamo. E questo non sempre accade quando tutto va bene.

Il mito del cambiamento spontaneo

C’è una convinzione diffusa: se lascio che il tempo passi, le cose si aggiusteranno da sole. È la logica dell’attesa, della speranza che qualcosa (o qualcuno) cambi al posto nostro.
Nel coaching parliamo di responsabilità creativa: la capacità di scegliere chi vogliamo essere, indipendentemente da ciò che ci accade intorno.

Aspettare che la vita si sistemi da sé è come restare immobili davanti a un bivio, sperando che la strada giusta si apra da sola sotto i nostri piedi. Il cambiamento può arrivare anche senza cercarlo, certo. Ma è solo quando lo accogliamo intenzionalmente che può trasformarsi in evoluzione.

La crescita personale non è qualcosa che “succede”. È qualcosa che si accoglie. A volte ci arriva addosso sotto forma di una crisi, una delusione, una sfida imprevista. Altre volte è una voce interna insofferente che ci sussurra che qualcosa deve cambiare. La differenza sta in come decidiamo di rispondere.

Fermarsi e ascoltare: il punto di svolta

Il punto di svolta, spesso, non è un grande evento. È una domanda che si insinua, una sensazione che non possiamo più ignorare, un malessere sottile che ci accompagna giorno dopo giorno. Ma per intercettare questi segnali serve fare spazio all’ascolto, senza giudizio.

Nel coaching, l’ascolto è uno degli strumenti fondamentali: ascolto del cliente, certo, ma soprattutto invito al cliente ad ascoltarsi davvero.
In un mondo che ci spinge ad andare sempre più veloci, fermarsi diventa un atto rivoluzionario. Solo fermandoci possiamo osservare – con lucidità e gentilezza – dove siamo oggi, chi siamo diventati, e se la direzione intrapresa ci rappresenta ancora.

Questo momento di osservazione può essere il primo vero passo verso un cambiamento intenzionale. Un cambiamento che non nasce dall’impulso, ma dalla chiarezza.

Il cambiamento intenzionale come atto di responsabilità

Accogliere il cambiamento non significa buttare tutto all’aria. Significa scegliere attivamente la propria evoluzione, senza più delegarla alle circostanze.
Nel coaching, il cambiamento intenzionale è un processo che parte dalla presa di coscienza e prosegue con decisioni concrete, allineate ai propri valori e obiettivi.

Prendersi la responsabilità del proprio percorso è un gesto potente. Significa dire: “Non posso controllare tutto ciò che accade, ma posso scegliere come voglio rispondere, e quale direzione voglio prendere da qui in avanti”.

Il coaching supporta proprio questa fase. Non offre soluzioni preconfezionate, ma accompagna le persone a generare nuove possibilità, a definire con precisione i loro traguardi, e a costruire, passo dopo passo, il loro modo di arrivarci.
È un percorso di alleanza evolutiva, non di correzione. E, soprattutto, è un cammino che parte da chi sei oggi, chi vuoi essere, non chi dovresti essere.

La crescita scomoda ma autentica

Crescere davvero significa uscire dalla zona di comfort, anche quando ci stiamo bene dentro.
Non perché “dobbiamo” farlo, ma perché qualcosa dentro di noi ci spinge a cercare una versione più autentica di chi siamo. È come se, a un certo punto, quello che ci ha sostenuto fino ad ora diventasse troppo stretto, come un abito che non ci rappresenta più.

La crescita scomoda è quella che ci porta a dire: “Forse non ho tutte le risposte. Forse posso guardarmi con occhi nuovi. Forse posso ricominciare.”
E proprio qui accade qualcosa di meraviglioso: la vulnerabilità si trasforma in forza, la confusione diventa apertura, e la paura lascia spazio alla scoperta.

Anche chi non ha mai pensato allo “sviluppo personale” in modo attivo, si ritrova – spesso inconsapevolmente – a cogliere che qualcosa dentro di sé si muove. E se in quei momenti c’è l’intenzione di ascoltarsi, può nascere una trasformazione profonda, rispettosa e generativa.

E se la scomodità fosse una chiamata?

Viviamo in una società che ci spinge a cercare il comfort, il controllo, la stabilità. Ma è proprio nei momenti di frizione, di tensione, di disallineamento che può emergere il nostro potenziale più vero.

Forse la domanda non è: “Come posso evitare il cambiamento?”
Ma piuttosto:
“Cosa potrebbe accadere, se smettessi di oppormi alla mia stessa evoluzione?” La crescita personale non è una costrizione, né un percorso riservato a pochi. È una possibilità.
E ogni possibilità inizia con una scelta consapevole.

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